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Il fuoco di San Nicolò

Villafranca in Lunigiana

 

San Nicolò

San Nicolò[1] nacque a Patara nell’Asia Minore intorno all’anno 270. Fu vescovo di Mira e visse la grande stagione del Cristianesimo che, uscito dalle catacombe dopo l’editto di Costantino, stava in quel tempo diffondendosi per il mondo. San Nicolò fu soprattutto un santo evangelizzatore e la sua vita fu un continuo pellegrinare sulle strade che lo portarono in Lidia, in Grecia, a Betlemme, a Gerusalemme e a Roma. Dall’Imperatore Costantino ricevette l’incarico di convertire gli ariani e di combattere il paganesimo e l’idolatria e, come tutti i santi evangelizzatori vissuti nei primi secoli del cristianesimo, anche a San Nicolò furono attribuiti poteri soprannaturali per debellare l’elemento demoniaco contro il quale il santo fu in perenne antagonismo. La sua vita fu costellata da prodigi e da fatti miracolosi[2], placò tempeste, liberò invasati dalla presenza del demonio, distrusse templi, abbatté idoli, dotò le vergini e consolò gli afflitti, ma il suo miracolo più famoso resta quello della resurrezione dei tre giovinetti uccisi dall’oste sciagurato e offerti come carne ai pellegrini. Fu questo probabilmente il motivo per cui si volle San Nicolò protettore dei giovani ed in seguito, per estensione, anche degli scolari e dei bambini in genere per cui è comprensibile la sua trasformazione in quel Santa Claus (Sanctus Nicolaus) che tanta fortuna ebbe e continua ad avere nell’Europa centrosettentrionale e nei paesi anglosassoni e che nei paesi latini è conosciuto invece come Babbo Natale. Ma San Nicolò non fu soltanto il protettore della gioventù. Viandante egli stesso, fu il Santo al quale si raccomandavano e si affidavano tutti coloro che si mettevano in viaggio per terra e per mare ed ecco dunque San Nicolò diventare protettore dei pellegrini, dei romei, dei palmieri e, naturalmente, anche dei naviganti e dei pescatori.

La sua fama, che fu già grande quando era in vita soprattutto in Asia Minore, in Terra Santa, in Russia e in Grecia, dopo la sua morte si dilatò a dismisura[3] e si diffuse anche in tutta l’Europa occidentale allorché le sue spoglie, minacciate a Patara dalle invasioni saracene, furono traslate a Bari nel 1087. Da quel momento, eravamo alla fine dell’XI secolo, il culto di San Nicolò si diffuse con maggior vigore in tutto il mondo cristiano e si assistette ad una vera e propria fioritura di istituzioni e fondazioni di chiese, di cappelle e di ospedali intitolati al suo nome. Come vedremo, anche la Val di Magra non rimase estranea a questo particolare momento di fervore religioso[4].


[1]Il patriarca di Costantinopoli Metodio fu quasi certamente il primo, intorno all’anno 850, a raccogliere notizie sulla vita e sui miracoli di San Nicolò. Essendo uno dei santi più popolari della cristianità il cui culto era egualmente diffuso sia in oriente che in occidente, si assistette, dopo Metodio, ad un sempre maggior interesse per questo Santo sulla cui vita esiste una assai vasta bibliografia. Bibliotheca Sanctorum, Città Nuova Editrice, 1966, pag. 923 e segg.

[2]Sui miracoli di San Nicolò, in particolare si rimanda a: G. Pasino, San Nicolò arcivescovo di Mira, vita e traslazione del corpo a Bari, Tivoli, 1931.

[3]Patrono di Bari, di Venezia, di Merano, di Ancona, di Sassari e di molte altre città italiane e straniere, nonché di regioni come la Puglia e la Sicilia e di intere nazioni come la Russia e la Grecia, cfr. Bibliotheca Sanctorum, op. cit., p. 938.

[4]Sulla diffusione del culto di San Nicolò in Lunigiana, si veda l’esauriente studio di Augusto C. Ambrosi, Il culto di San Nicolao in Garfagnana e in Lunigiana, Arch. Stor. Pr. Parmensi, Vol. XIX, Parma, 1967 al quale si rimanda anche per i puntuali riferimenti bibliografici in esso contenuti.

 

da: Germano Cavalli:
"Il fuoco di San Nicolò nella storia e nella tradizione"
Quaderni dell'Associazione "Manfredo Giuliani"

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