.La
chiesa di San Nicolò a Villafranca
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Sorgeva alla
confluenza del Bagnone con la Magra lungo il tracciato della Via Francigena
e nei pressi di un guado (o di un ponte) che collegava la via Francigena
stessa con un’altra via che, per il Castevolese e la Val di Vara, conduceva
nel Genovesato. L’importanza viaria del luogo[1]
e la posizione strategica del sito sul quale sorgeva la chiesa (nel punto
più stretto della valle dove le opposte rive rinserravano i corsi paralleli
della strada e del fiume), non lasciano dubbi circa la funzione “viaria” cui
la chiesa era destinata a svolgere e cioè quello di assistere e di
proteggere e, forse anche, di ricoverare i pellegrini e i viandanti.
Incerta
è la data della sua fondazione e certamente di molto posteriore a questa
sono da considerare le prime notizie storiche che la riguardano[2],
che, come è noto, sono desunte da un atto di matrimonio che vi si celebrò
per procura nel 1285 tra la Marchesa Manfredina di Giovagallo e Banduccio,
figlio del Conte Ugolino della Gherardesca[3],
da patti di famiglia[4]
stipulati dai Marchesi dei vari rami dello Spino Secco nel 1296, e
soprattutto dai Registri delle Decime bonifaciane del 1296 - 1299 nelle
quali la Chiesa di San Nicolò di Villafranca figura tra quelle direttamente
soggette al Vescovo di Luni[5].
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Alla luce delle
nostre attuali conoscenze, oggi non siamo in grado di stabilire se la
fondazione della chiesa debba considerarsi anteriore all’incastellamento di
Malnido (già documentato nel 1164 nel famoso Diploma concesso
dall’Imperatore Federico Barbarossa al Marchese Obizzo Malaspina) oppure
viceversa.
Secondo il nostro punto di vista riteniamo che le due
istituzioni, Chiesa e Castello, possano essere state fondate quasi
contemporaneamente agli inizi del XII secolo e siano il frutto di un
particolare momento nel quale i due poteri antagonisti che si disputavano la
Lunigiana, il Vescovo di Luni da un lato e i discendenti degli Obertenghi e
cioè gli Estensi e i Malaspina dall’altro, erano intenti a contendersi e a
cogliere, sebbene con finalità diverse, tutti quei vantaggi che potevano
derivare dallo sfruttamento di una favorevole situazione viaria.
Per quanto si
riferiscano ad un documento postumo del 1498 che ne compendia uno precedente
del 1207, per cui nei giudizi è legittima una certa cautela, recenti studi
sembrano avere ormai definitivamente dimostrato l’appartenenza, in origine,
della Chiesa di San Nicolò di Villafranca all’Abbazia benedettina di Linari,
l’imponente complesso che sorgeva nei pressi del valico dell’odierno passo
del Lagastrello[6].
Nel documento, l’abate di Linari, Rainaldo, precisa tra le pecias terrarum
del monastero duas in loco qui dicitur Glareta et pecium unum in infer Debia
cui coheret inferius flumen Macre superius via publica e tra le collazioni
delle chiese che si trovano nella Diocesi di Luni e dipendenti dal monastero
stesso collationem Sancti Nicolai de Villa Franca ad prefati monasteri pleno
jure spectare et pertinere[7].
È dunque
probabile che la chiesa e il castello, almeno per un certo periodo, abbiano
svolto autonomamente la loro funzione, ma, quando agli inizi del ‘200, la
possente reazione malaspiniana unificò sotto una sola mano il centro feudale
di Malnido e la vicina Villafranca è possibile che anche la chiesa abbia
dovuto subire forti ingerenze da parte dei Marchesi Malaspina che
l’attrassero sempre più nel loro ambito trasformandola, di fatto, in una
loro pertinenza per cui divenne la chiesa vera e propria del castello, il
loro luogo di culto ed il loro sepolcreto[8].
In seguito, con
il titolo di rettoria, la chiesa di San Nicolò fu la prima parrocchiale di
Villafranca e fu anche l’unica fino alla metà del ‘500, quando probabilmente
in seguito ad una divisione dei Marchesi Malaspina di Villafranca che si
erano distinti nelle due linee di Villafranca - Virgoletta e Villafranca -
Castevoli[9],
fu istituita la Parrocchia di San Giovanni Battista, prima rettoria e poi
arcipretura[10],
che comprendeva soltanto la parte superiore del Borgo, dalla porta di sopra
fino a qualche caseggiato sotto la piazza centrale[11].
Ma il lento declino della Chiesa di San Nicolò era cominciato qualche anno
prima, agli inizi del ‘500, allorché i Marchesi di Villafranca avevano
fondato fuori le mura, il Convento di San Francesco[12]
e avevano di fatto trasferito in quell’ampio e artistico complesso tutte le
loro cure, la loro devozione e i loro avelli in questo seguiti dalle
famiglie più notabili di Villafranca che, per ragioni di prestigio, nella
nuova Chiesa avevano dotato altari, elargito legati e arredato cappelle[13].
San Nicolò, divenuta ormai soltanto la chiesa di in fondo al Borgo o delle
possessioni (poderi) sparse per la campagna, continuò tuttavia per lungo
tempo a rappresentare l’anima della vecchia Villafranca divenendone, di
fatto, l’emblema e il simbolo.
Violentata dal
passaggio della ferrovia e snaturata nelle sue architetture originali alla
fine del XIX secolo[14],
fu danneggiata dai bombardamenti aerei dell’estate del ‘44 e, per l’incuria
degli uomini e delle istituzioni, fu colpevolmente lasciata decadere finché
fu abbattuta nella primavera del 1968.
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[1]In
una mia ricerca sulle origini di Villafranca (Ipotesi sulla villa
premalaspiniana e le origini di Villafranca, Studi Lunigianesi, Vol.
XVIII, Sarzana, 1995) ho cercato di mettere in evidenza l’importanza
viaria del sito sul quale sorgeva la chiesa di San Nicolò che, con il
castello di Malnido, fu parte essenziale di uno dei due poli attorno ai
quali si sviluppò il borgo di Villafranca.
[2]Sulla
chiesa di San Nicolò di Villafranca oltre al Branchi (Storia della
Lunigiana feudale, Vol. II, Beggi, Pistoia, 1897, alla voce: Villafranca)
si vedano M.N. Conti, Chiese che scompaiono: San Nicolò di Villafranca,
Memorie Accademia Lunigianese di Scienze “G. Cappellini”, Vol. XXVII
(1967), La Spezia; G. Pistarino, Le Pievi della Diocesi di Luni,
Bordighera, 1961; U. Formentini, La Pieve di Bagnone, G. S. L., La
Spezia, 1954.
[3]Cfr.
U. Formentini, La Pieve di Bagnone, op. cit., p.5.
[4]Cfr.
E. Branchi, Storia della Lunigiana feudale, op. cit., Vol. II, p.18.
[5]Cfr.
G. Pistarino, Le Pievi della Diocesi di Luni, op. cit., pp. 85, 95, 114.
[6]Cfr.
M.N. Conti, Chiese che scompaiono: San Nicolò di Villafranca, op. cit.;
L. Giambutti, L’Abbazia di San Bartolomeo di Linari dalle origini alla
soppressione, in Società civile e società religiosa in Lunigiana e nel
vicino Appennino dal IX al XIV secolo, CARLS, Sarzana, 1986.
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[7]Ibidem.
Ancor oggi i toponimi Dèbia e Giaretta, compresi tra la strada nazionale
e il fiume Magra, stanno ad indicare rispettivamente un lago e alcuni
terreni posti sulla sponda sinistra del fiume e non molto distanti da
Prátola, “possessione” che, da sempre, è stata sottoposta alla
parrocchia di San Nicolò.
[8]Cfr.
U. Formentini, La Pieve di Bagnone, op. cit., p.5 e G. Cavalli, Le tombe
Malaspiniane nella Chiesa di San Nicolò di Villafranca, G.S.L., XXI,
1-4, Bordighera, 1974.
[9]Cfr.
E. Branchi, Storia della Lunigiana feudale, op. cit., Vol. II, p.97.
[10]Sorta
intorno al 1550 come rettoria, la parrocchia di San Giovanni Battista di
Villafranca fu elevata ad arcipretura nel 1635 e il primo arciprete fu
Don Leonardi.
[11]I
confini della parrocchia di San Giovanni, nata da uno smembramento di
quella di San Nicolò e limitata soltanto alla parte superiore del borgo,
erano indicati da segni di croce scolpiti su di una pietra posta a Nord,
sulla facciata della “porta di sopra” (ancora visibili) e a Sud sulla
facciata di una casa del borgo (ora distrutta) che si trovava
all’altezza dell’attuale numero civico 70.
[12]È
opinione comune che il Convento di San Francesco di Villafranca sia
stato fondato dal Marchese Bartolomeo Malaspina nell’anno 1525, ma
certamente i frati dell’Ordine di San Francesco erano presenti a
Villafranca già da alcuni anni, probabilmente ospitati in altra sede
(San Bernardino?) o nel medesimo convento ma non ancora del tutto
ultimato. Sul Convento di San Francesco di Villafranca si vedano: P.
Virgilio Bianchi, Convento e chiesa di San Francesco di Villafranca
Lunigiana, Artigianelli, Pontremoli, 1976 e P. Benvenuto Magnani, Cenni
storici del convento di San Francesco in Villafranca Lunigiana, La
Spezia, 1941.
[13]Oltre
ai Malaspina, nella chiesa di San Francesco avevano la cappella con
diritto di sepoltura le famiglie dei Quilici, dei Gragnolini, degli
Ottaviani, dei Clavarini e dei Rossi.
[14]La
chiesa di San Nicolò, prima del passaggio della ferrovia Parma - La
Spezia, aveva la facciata rivolta verso il Castello. Con il passaggio
della linea ferroviaria tra il Castello e la Chiesa, quest’ultima
divenne inagibile e dopo non poche vicissitudini anche giudiziarie, fu
stabilito di ricostruire la facciata dalla parte opposta, verso il borgo
e di ricoprirla di marmi. I lavori ebbero termine nel 1895.
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da: Germano
Cavalli:
"Il fuoco di San Nicolò nella
storia e nella tradizione"
Quaderni dell'Associazione "Manfredo
Giuliani"
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